L'Uomo di Rapido Consumo
Il nuovo mercato dell’arte investe sull’estetica, ma l’estetica non investe l’arte.
Il nuovo mercato dell’arte investe sull’estetica, ma l’estetica non investe l’arte.
Vi è una concezione di normalità che appiattisce ogni slancio, e che si usa spesso senza criterio né misura: al pari di una rassicurazione ansiosa e costante, cova il potere soporifero della rassegnazione.
«Sarebbe stato più semplice occuparsi di Moro da morto, che non da sopravvissuto al rapimento e alla prigionia» diceva Enzo Forcella.
«Un Paese che ignora il proprio ieri, di cui non sa assolutamente nulla e non si cura di sapere nulla, non può avere un domani», diceva Montanelli.
C’è stato un lungo periodo in cui gli strumenti non erano padroni di noi.
Nel panorama piuttosto affollato della letteratura fiorita nel dopo terremoto dell'Aquila del 6 aprile 2009, un piccolo libro merita una particolare attenzione.
È quantomeno strano che una località alle falde del monte Morrone, sotto l’eremo di papa Celestino V, chiamata da tempi antichi Fonte d’Amore, sia stata individuata come sede di un campo per prigionieri della I e della II guerra mondiale.
I libri sono vettori di storie e desideri, e chi ha desideri è giovane a vita.
Succede talvolta di affidare il proprio pensiero a parole d’altri. Non sempre è un’operazione felice.
Per lui, scomparso da anni, il cielo è davvero sempre più blu.
La storia ci insegna che solo chi non si è lasciato abbattere, riesce a trovare una forza capace di fargli fare grandi cose.