Quadro di Donna nel Diritto
Quando pensiamo di essere il centro del mondo, il mondo si volta dalla parte opposta.
Senza dubbio l’individualismo è credere nella propria unicità ed autosufficienza, dove lo Stato e chi per esso non devono intralciare il libero gioco del pensiero e delle azioni, ma parlando dell’individualismo che attanaglia l’uomo moderno e dell’incidenza della tendenza sulla famiglia in primis – e di riflesso sulla società – vorrei focalizzarmi sulla donna. Il suo egoismo crea più scalpore, ed è maggiormente evidenziato. Non nego di essere influenzata da una rappresentazione della donna forse un po’ anacronistica: quella della fanciulla dei romanzi cavallereschi oppure la giovane ingenua dei racconti francesi dell’Ottocento. Nel momento in cui giuridicamente parlando la donna non aveva alcun diritto, paradossalmente deteneva il maggior potere. Ciò mi ha sempre affascinato e per me il fenomeno è sempre stato spiegato da un’intrigante sottigliezza intellettiva posseduta da quelle donne che facevano della gentilezza un’arma e della debolezza uno strumento di persuasione. Il dibattito per i propri diritti, iniziato forse nel 1879 con la prima Lega per gli interessi femminili di Anna Maria Mozzoni, si è sempre contraddistinto tra quelli di altre categorie sociali. La combattività del genere ha portato le donne ad una rivalutazione da parte di una società patriarcale e maschile. Dalla possibilità di continuare gli studi fino a quella di poter essere testimoni in tribunale nel 1877, le donne iniziarono a indirizzare le loro rivendicazioni a vari ambiti civili, sociali, politici, come espresso dal primo Consiglio nazionale delle donne italiane del 1903. Intento era quello di giungere ad una parità di genere in ogni settore.
Con l’avvento della Prima Guerra Mondiale circolari ministeriali permisero l’uso di manodopera femminile fino all’80% nell’industria meccanica per sostituire la mancanza di forza lavoro maschile, impiegata al fronte. Da lì il passo alla piena emancipazione fu breve: nel 1919 le donne non ebbero più bisogno dell’autorizzazione maritale ed ottennero dopo la Seconda Guerra in occasione del referendum del 2 giugno il diritto di voto (in ritardo rispetto a quasi tutti gli altri Stati europei). Ma dopo tutto ciò le disparità comunque riemergono.
Certamente, un modo per superare questo eterno ritorno della “questione di genere” sarebbe considerare che esistono persone e non generi; perciò cancellare l’idea che le donne siano più fantasiose e gli uomini più pragmatici.
Questa è una possibilità. Altra possibilità sarebbe accettare che vi sono differenze tra generi: le donne posseggono per lo più alcune caratteristiche e la generalità degli uomini ne possiede altre (ovviamente questa tesi è sviluppata a un livello logico ed astratto, considerando più il sesso e non le singole persone che ne fanno parte). Entrambe queste strade però, condurrebbero alla collaborazione e alla reale parità. Ma parità di cosa? Grazie alle lotte di rivendicazione, ma io credo anche a causa degli incalcolabili danni della Seconda Guerra Mondiale che di buono ha portato solo il più ampio concetto di Persona umana come protagonista del diritto, la donna ha raggiunto la parità a livello giuridico definitivamente con l’abolizione del reato d’adulterio e con la riforma del diritto di famiglia già nel 1975. Successivamente la donna ha fatto il suo ingresso in ambito economico dimostrando d’essere lavorativamente produttiva quanto l’uomo e di poter apportare un contributo a tutti i settori, finanche quello politico e sportivo. E adesso? Si è avvertito un cambio di rotta.
Oggi, a doversi guadagnare dei diritti, è l’uomo. Parlo soprattutto dell’ambito familiare, nel quale il “maschio” è sempre stato tenuto al margine. Infatti la teoria non corrispondeva alla prassi poiché se il padre era il capofamiglia e imponeva il proprio potere, reale curatrice della casa è sempre stata la donna. Se in ambito lavorativo l’uomo prevaleva, in famiglia egli non aveva spazio poiché ogni compito era svolto amorevolmente dalla moglie e lui senza la cura della consorte era praticamente perduto. Così come la donna ha sgomitato per ottenere un posto in settori ritenuti maschili, ora l’uomo cerca di giungere al centro del focolare familiare e molto spesso poiché la donna non vi bada più. Si consideri la legge in materia di congedi parentali per i figli, estesa nel 2001 anche alla paternità. Nella società patriarcale vi era una rigida divisione dei compiti e ciò escludeva del tutto la confusione: potremmo dire che ognuno sapeva cosa fare, qual era il suo scopo. La mia posizione è favorevole ad una differenza tra i generi: innamoratami della donna-angelo del Dolce stil novo percepisco una disomogeneità tra gesti e modi d’esprimere la sensibilità o l’emotività nei due sessi, pur consapevole che tale differenza sussiste più che altro astrattamente e generalizzando le caratteristiche individuali.
Tuttavia il concetto moderno di libero arbitrio mi fa propendere per una pari libertà di uomo e donna di decidere quale ruolo avere nella famiglia e nella società. Ora, in riferimento a tale scelta vi è parità?
No. Ci sono donne che ritengono che il loro sesso non sia ancora parificato a quello di Adamo (non dubito del fatto che la religione abbia influito sulla divisione dei ruoli nella storia della società). Però, se una differenza permane, è solamente nell’immaginario collettivo, nella reputazione di donna. Nelle menti la donna è madre e l’uomo è lavoratore, tanto che sconvolge di più una donna che scelga di non avere figli o che li abbandoni piuttosto di un uomo che scelga di fare lo stesso. Questo perché la donna ha sempre avuto un ruolo fondamentale quando pensava di essere subordinata all’uomo, quando non era considerata dalla legge, quando era discriminata dalla storia e delle credenze pseudo-religiose. Essa è fonte di vita, e ritengo che per quanto si possa provare con lotte e pretese, ciò non potrà mai cambiare. Influenzare le menti e l’immaginazione delle persone non è come persuadere dei giudici o dei legislatori. Anch’io ho questa immagine tuttavia non so se sia sbagliato abbandonarla. Essere creatrice, sembrare delicata, o mostrarsi paziente, non penso sia negativo. Molte donne vogliono che si abbandoni questo pensiero ed io vorrei invece che si tornasse a pensare alla donna in questi termini. L’immagine a cui mi riferisco non è di debole come molte pensano; è lieve, fine, e genera una voglia di premura nell’uomo, non necessariamente di sopraffazione.
La donna è mostrata più debole a mio avviso dai giornali che mangiano per mesi sulla storia di un femminicidio, su una scomparsa, esagerando il crimine per il fatto di esser stato perpetrato nei confronti di una donna.
Non deve necessariamente essere in conflitto questa immagine con quella di donna indipendente, produttiva, lavoratrice, determinata e quant’altro. Una donna può essere e deve essere donna e madre e per l’uomo vale lo stesso, i propri voleri non devono annullarsi nella famiglia, ma essere possibili e promossi da quest’ultima: solo così il fondamento primario della società sarà così stabile da consentire all’umanità un minimo progresso.
L’individualismo e l’egoismo di questa società coinvolgono uomini e donne in pari grado; tuttavia, su una donna è più evidente proprio per il fatto che essa è sempre stata la più altruista delle creature. Uomo e donna hanno pari importanza nella società, ma la differenza nell’immaginario permane come è giusto che sia. Una donna immagina gli uomini in un modo e lo stesso fa l’uomo, prima di conoscere la Donna e l’Uomo unici nel loro genere.
Comments
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nel diritto si riflette tutto ciò. le ombre del medioevo non le ha cancellate neppure una decina di secoli ............ belle parole sulla donna come generatrice di premura, peccato che al lato pratico la sopraffazione è all'ordine del giorno. la colpa??? è nientemeno che dei miei pari-sesso, però una grossa mano gliela danno famiglie arretrate, culture all'età della pietra, gente che vede la donna come un organo riproduttore con le gambe e le solite religioni. confucio -vi ricordo- diceva ''donna che tace, casa felice''. quanta strada c'è ancora da fare!!!!
la forza invece e' la fine di tutto, perche' soffoca tutte le cure e non porta nessun bene, fa pressione, apre un solco tra le parti che poi non si puo' piu' chiudere.
succede spessissimo ed è la ragione x cui i generosi sono più 'traditi' dalle loro conoscenze e invece le iene hanno attorno più persone: i primi sono sfruttati fino a quando è possibile, i secondi sono gente che sfrutta e sa come fare, perciò alle altre iene possono portare vantaggio.
ecco le ragioni della 'colpa'. una 'colpa' da gran signori, ma che oggigiorno è testimone di quanto siamo ridotti male, eticamente parlando.
In tutto questo il diritto gioca un ruolo di conflitto subordinato alle volontà di chi nel corso della storia cerca di mantenere una posizione di vantaggio. Più che il diritto, bisognerebbe - quindi - riformare gli uomini!!