Del Dualismo Ragione-Passione
Come afferma Bergson, la percezione è movimento; corpo, ambiente e fenomeno non sono statici, e il dato sensoriale si trasforma in stimolo per l’individuo che coglie una serie di informazioni e di qualità.
Le sfumature di queste sono talmente vaste che è spesso difficile racchiuderle in un unico concetto: l’artista crea l’opera imprimendo la propria sensibilità, ma il pubblico non necessariamente riconduce all’idea iniziale il lavoro contemplato. La musica in particolare aumenta la ricettività allargando l’intero campo sensoriale in un viaggio completo per la fantasia e la logicità dell’ascoltatore. Innumerevoli esperienze formano il carattere e la mentalità di una persona nel corso del suo divenire lungo un asse temporale sempre più complesso e illusorio.
L’atto di presa di coscienza è ciò che possiamo definire interiorizzazione dell’arte tramite la percezione di essa e grazie ad essa si sviluppa, in ascolto libero, una precisa critica, positiva o negativa. La forma della musica è un insieme di suoni, vibrazioni, di cui cerchiamo di trattenere le qualità immortali che la rendono superiore all’uomo, in quanto conoscenza eterna. La musica autentica è un ideale che desideriamo e cerchiamo, una decisione che sovrasta l’ascolto vero e proprio, una spassionata ricerca. Lo stato di ascolto è concreto e continuo.
Con la musica viviamo e percepiamo, per nostra scelta. Quindi l’ascolto è contemporaneamente oggettivo e soggettivo, impegna il pensiero e il fisico, grazie alla sua duplice natura sotto svariati aspetti: la musica – infatti – non afferma una contraddizione rispetto ad un’altra, bensì parteggia equamente per entrambe. L’enorme varietà di tutte le musiche che abbiamo a disposizione è data, oltre che dai numerosi compositori e cantori delle epoche, anche da un fattore di necessità che l’uomo ha sviluppato in totale autonomia e indipendenza, dove tutto è lecito e al tempo stesso voluto con coscienza. Cambiano i costumi, la mentalità e, soprattutto e inevitabilmente, nuovi esseri umani compaiono e scompaiono.
L’ascolto, nonostante il grande peso della sua responsabilità, va inteso essenzialmente come libero e piacevole. Durante questo contesto dilungato nel tempo, l’ascoltatore si crea un’idea di ciò che sta vivendo come percezione e ne elabora un parere sommario. Il gradimento può essere dato da un richiamo estetico abituale oppure dall’apprezzamento tecnico e virtuosistico, dalla sensazione piacevole e irrazionale che provoca in noi o semplicemente è bello, bello per noi che stiamo vivendo in quell’istante un’esperienza consistente. Il tutto ruota attorno alla consapevolezza del piacere e della libertà di poter esprimere tale sentimento.

Si può ampliare a “universalmente comunicabile” un giudizio estetico basato su un sentimento favorevole, una possibilità di godimento dell’opera collettiva. Eppure non dovrebbe essere necessario giustificare un proprio apprezzamento perché basato sul sensazionalismo da cui esso è provocato: la riflessione alla base del giudizio non è forse più considerevole del giudizio stesso?
Possiamo delineare una “linea di critica” di professionisti del settore, di ciò che rispecchia i canoni di una determinata epoca (influenzata ovviamente da diversi fattori) o secondo un’inclinazione di diversi soggetti: quel che è definito come intelletto comune può rappresentare un percorso estetico non indifferente, non a caso gli autentici capolavori sono tali quando considerati necessari all’umanità come esempio artistico, sebbene questo non debba conseguentemente negare una tendenza personale opposta.
La sola ricerca del bello è stata gradualmente superata nel corso del ventesimo secolo in ogni disciplina artistica, gli scopi del genio che produce le opere sono spesso di tipo inventivo, oppure concettuale, senza cessare di proporre le emozioni fondamentali ad un giudizio. Sembra scontato, ma spesso è bene ribadire il dualismo ragione-passione che caratterizza sia l’uomo che l’arte, risultando immediato criticare gusti contrapposti ai nostri, quindi associare immagini e stereotipi a determinate categorie.
Sarebbe auspicabile aprire la propria esperienza ad emozioni differenti, un incontro magari ricercato, se questo fosse escluso proprio secondo atteggiamenti più facili e immediati. Nel caso in cui il gusto rimanesse offeso e la nostra parte artistica prevaricherebbe imponendosi in un rifiuto irrevocabile, allora sarà il caso di agire con coscienza, mettendo da parte ogni condotta non doverosa, e lasciare a chi possiede una sensibilità o una mente differente dalla nostra. Il gusto è dettato dal buon senso innanzitutto.
L’atto di presa di coscienza è ciò che possiamo definire interiorizzazione dell’arte tramite la percezione di essa e grazie ad essa si sviluppa, in ascolto libero, una precisa critica, positiva o negativa. La forma della musica è un insieme di suoni, vibrazioni, di cui cerchiamo di trattenere le qualità immortali che la rendono superiore all’uomo, in quanto conoscenza eterna. La musica autentica è un ideale che desideriamo e cerchiamo, una decisione che sovrasta l’ascolto vero e proprio, una spassionata ricerca. Lo stato di ascolto è concreto e continuo.
Con la musica viviamo e percepiamo, per nostra scelta. Quindi l’ascolto è contemporaneamente oggettivo e soggettivo, impegna il pensiero e il fisico, grazie alla sua duplice natura sotto svariati aspetti: la musica – infatti – non afferma una contraddizione rispetto ad un’altra, bensì parteggia equamente per entrambe. L’enorme varietà di tutte le musiche che abbiamo a disposizione è data, oltre che dai numerosi compositori e cantori delle epoche, anche da un fattore di necessità che l’uomo ha sviluppato in totale autonomia e indipendenza, dove tutto è lecito e al tempo stesso voluto con coscienza. Cambiano i costumi, la mentalità e, soprattutto e inevitabilmente, nuovi esseri umani compaiono e scompaiono.
L’ascolto, nonostante il grande peso della sua responsabilità, va inteso essenzialmente come libero e piacevole. Durante questo contesto dilungato nel tempo, l’ascoltatore si crea un’idea di ciò che sta vivendo come percezione e ne elabora un parere sommario. Il gradimento può essere dato da un richiamo estetico abituale oppure dall’apprezzamento tecnico e virtuosistico, dalla sensazione piacevole e irrazionale che provoca in noi o semplicemente è bello, bello per noi che stiamo vivendo in quell’istante un’esperienza consistente. Il tutto ruota attorno alla consapevolezza del piacere e della libertà di poter esprimere tale sentimento.

Si può ampliare a “universalmente comunicabile” un giudizio estetico basato su un sentimento favorevole, una possibilità di godimento dell’opera collettiva. Eppure non dovrebbe essere necessario giustificare un proprio apprezzamento perché basato sul sensazionalismo da cui esso è provocato: la riflessione alla base del giudizio non è forse più considerevole del giudizio stesso?
Possiamo delineare una “linea di critica” di professionisti del settore, di ciò che rispecchia i canoni di una determinata epoca (influenzata ovviamente da diversi fattori) o secondo un’inclinazione di diversi soggetti: quel che è definito come intelletto comune può rappresentare un percorso estetico non indifferente, non a caso gli autentici capolavori sono tali quando considerati necessari all’umanità come esempio artistico, sebbene questo non debba conseguentemente negare una tendenza personale opposta.
La sola ricerca del bello è stata gradualmente superata nel corso del ventesimo secolo in ogni disciplina artistica, gli scopi del genio che produce le opere sono spesso di tipo inventivo, oppure concettuale, senza cessare di proporre le emozioni fondamentali ad un giudizio. Sembra scontato, ma spesso è bene ribadire il dualismo ragione-passione che caratterizza sia l’uomo che l’arte, risultando immediato criticare gusti contrapposti ai nostri, quindi associare immagini e stereotipi a determinate categorie.
Sarebbe auspicabile aprire la propria esperienza ad emozioni differenti, un incontro magari ricercato, se questo fosse escluso proprio secondo atteggiamenti più facili e immediati. Nel caso in cui il gusto rimanesse offeso e la nostra parte artistica prevaricherebbe imponendosi in un rifiuto irrevocabile, allora sarà il caso di agire con coscienza, mettendo da parte ogni condotta non doverosa, e lasciare a chi possiede una sensibilità o una mente differente dalla nostra. Il gusto è dettato dal buon senso innanzitutto.
Comments
va bene che ci siano i professionisti, ogni settore li richiede, ma per quanto riguarda la critica ho naturalmente dei dubbi. se non ci fosse stata la gente a decretare che thelonious monk o che howlin' wolf erano dei grandi artisti, la critica stava tutta a leccare i piedi di quelli che avevano più mafia alle spalle.........
detto questo, i capolavori sono necessari e descrivono benissimo l'umanità, anzi la rappresentano nei vari passaggi storici.
infine, la foto: che meraviglia. mettete sempre delle immagini bellissime, complimenti. questa è perfetta per il contenuto.